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Limiti e regole – Capitolo1 “Come e quando iniziare a dire NO ai propri bimbi”

E LE REGOLE?

Quando abbiamo la sensazione di perdere il controllo sul comportamento di nostro figlio, è il momento di pensare a quale sia il nostro rapporto con il tema delle regole e dei limiti. Non ci capacitiamo di come proprio la nostra “creatura” cresciuta con tanto amore e tanto affetto, tanta disponibilità e pazienza, ci si rivolti contro rabbiosa e incontentabile, irragionevolmente insoddisfatta da tutto. È in questi momenti che risulta necessario chiederci dove siamo arrivati col nostro amore incondizionato: a quale bisogno abbiamo risposto? Chi abbiamo rassicurato? Che cosa temiamo di perdere se non siamo accondiscendenti?

È necessario soffermarsi a ragionare un momento per comprendere di cosa abbiano realmente bisogno i nostri piccoli.

Il punto infatti non è tanto quello di minimizzare le loro richieste pressanti e a volte insaziabili, quanto piuttosto quello di trasmettere e strutturare l’apprendimento sul “come si fa a…”: a ottenere le cose desiderabili; a eliminare le cose sgradevoli; a entrare in contatto con gli altri, o a interromperlo senza gravi conseguenze sul rapporto; a padroneggiare gli eventi; ad acquisire potere nelle relazioni; a gestire i conflitti interni; a non farsi sopraffare; a far la pace; a consolarsi; …e così via, per ogni situazione reale o ipotetica. Si tratta di tracciare un percorso, di trasmettere un metodo per imparare a gestire i propri impulsi e per acquisire strumenti rispettosi e creativi per soddisfare le proprie esigenze e realizzare i propri desideri.

COME E QUANDO INIZIARE CON I PRIMI NO:

È vero, per un bambino, anche piccolo, un divieto è sempre una frustrazione. Ciononostante è necessario e inevitabile iniziare piuttosto presto a dire i primi No.

Da 0 a 3 anni, il “no” deve essere graduale così che il bambino abbia il modo e il tempo di abituarsi. Fin dai primi mesi il bebè impara progressivamente che ci sono dei ritmi e delle attività con regole abbastanza precise: impostare una routine (per esempio la nanna o la pappa) significa già abituare dolcemente che non tutti i bisogni possono essere soddisfatti immediatamente e che questo non ha necessariamente conseguenze catastrofiche. I bambini scoprono di avere delle risorse personali per prendersi cura di sé in maniera autonoma ricorrendo a comportamenti di autoconsolazione (penso ad esempio al gesto di succhiarsi le dita in attesa della poppata) o ad oggetti simbolici che richiamano la presenza della mamma (un classico esempio è l’oggetto transizionale, il doudou, importantissimo compagno di vita a partire dai 8 mesi fino a i 2 o 3 anni).

È importante convincersi di questa capacità per infondere sicurezza e stabilità ai bambini, sostenendo il loro processo di maturazione e la conquista dell’autonomia, e per preservare la qualità delle vostre relazioni. Per questo motivo è anche importante mantenere un atteggiamento costante e coerente, calmo e fiducioso.

Dunque a cosa fare attenzione?

  • Il Tono di voce: È importante decidere di porre un limite prima di perdere la calma, mantenendo la consapevolezza della sua assoluta necessità per preservare il benessere del bambino. Infatti se riprendere è normale, tuttavia è importante non perdere il controllo. Non è necessario né utile essere aggressivi o alterati e assolutamente non si devono utilizzare insulti e umiliazioni.
  • Le Spiegazioni e il contatto visivo: è utile accompagnare il “no” da una motivazione; tuttavia più il bambino è piccolo più chiari e concisi si deve essere nelle spiegazioni (una spiegazione più che sufficiente con un bambino sotto i 3 anni è “perché mamma non vuole”. Ad esempio si può dire: -Per favore non mettere le mani nel vaso della pianta perché non voglio, in casa non giochiamo con la terra.-). Solo successivamente sarà utile arricchire la spiegazione con qualche elemento in più. Il bambino si sentirà coinvolto e responsabilizzato e in questo modo gli si forniscono le basi per lo sviluppo di un ragionamento autonomo. Tuttavia è importante non far leva sul senso di colpa né sul giudizio morale mettendo in dubbio il valore del bambino o il vostro affetto.

Inoltre quando si parla al bambino è molto importante guardarlo negli occhi, per rassicurarlo del vostro coinvolgimento, del vostro amore e, soprattutto, della stima che provate nei suoi confronti. Lo sguardo deve essere quindi serio e tranquillo, in modo da non trasmettere ansia o paura.

  • Contatto fisico: la vicinanza fisica racconta che non stiamo rifiutando il bambino ma solo il comportamento. Esprime un senso di protezione e sicurezza.
  • Coerenza e buon esempio: I bambini, soprattutto se molto piccoli, sono come delle spugne: assimilano tutto ciò che vedono e imparano molto di più osservando il comportamento degli adulti piuttosto che dalle parole. Per questo si deve sempre fare attenzione al proprio comportamento in presenza del bambino. Se per esempio si dice al bambino di non urlare quando è arrabbiato, non si può litigare con il proprio partner con grida o atteggiamenti violenti. Bisogna essere anche coerenti con la decisione presa e non rivedere il proprio comportamento in base ai capricci.
  • Offrire un’alternativa: L’atteggiamento non deve essere semplicemente proibitivo, ma positivo e propositivo. Quando diciamo:- Per favore non mettere le mani nel vaso della pianta perché non voglio, in casa non giochiamo con la terra– Possiamo aggiungere il suggerimento di una proposta di una attività simile ma alternativa e soprattutto accettabile. Quindi la proposta potrebbe essere quella di giocare con la terra di un vaso ma sul balcone o al parco, oppure di giocare a fare i travasi con la pasta cruda o la farina di amis, in cucina.

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